Il monumento a Giuseppe Mazzini, inaugurato il 16 marzo 1890, fu molto più modesto rispetto a quello di Garibaldi per la scarsità dei mezzi finanziari reperiti e perché la raffigurazione di Mazzini risultava problematica. Per l'artista rappresentare l'eroe dei due mondi, uomo d'azione, era senza dubbio più agevole che immortalare Mazzini, un intellettuale, un politico, la cui arma era la penna. Vi erano, poi, altri due ostacoli. Il primo era la naturale ritrosia governativa a permettere che fossero resi pubblici onori all'apostolo non pentito della Repubblica, che al contrario di Garibaldi non era stato disponibile, in fondo alla sua vita, a collaborare con la Monarchia sabauda. L'altra difficoltà di celebrare Mazzini con pubblici omaggi di bronzo o di marmo dipendeva dalla diffidenza di molti repubblicani verso i monumenti di piazza, poiché lo stesso Mazzini aveva più volte inveito contro la mania italiana di costruire statue, anziché scuole od ospedali, ammonendo inoltre che "un popolo non dovrebbe poter alzare monumenti alla memoria dei suoi grandi, se non è capace di fare dell'anima un tempio ideale che quei grandi adorarono".
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